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“Movimentiamo il quartiere”, ri-generazioni urbane a Napoli

by Redazione
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Si chiama MiQ – Movimentiamo il quartiere – il progetto nato dalla collaborazione di alcuni giovani attivisti. “L’obiettivo è quello di dare vita a processi di rigenerazione urbana per creare uno spazio di confronto basato su percorsi dedicati a donne e bambini”. Ossia una rete di cittadinanza attiva per definire gli spazi comuni rigenerandoli. Luoghi che oggi appaiono non-luoghi. Formazione ed opportunità territoriali tangibili, sia per i bambini che per le donne proiettate verso il mercato del lavoro.

Si parte il 3 febbraio con She Moves, pensato per le donne, e We lab dedicato ai bambini.

She Moves è pensato per le donne residenti a Napoli di età compresa fra i 18 e i 45 anni. 7 incontri e 3 workshop con il supporto di esperti e testimonial per incrementare competenze in ambito creativo e multidisciplinare. Un percorso che promuove anche interventi di rigenerazione urbana per restituire ad alcuni spazi fisici la funzione relazionale che nel tempo hanno perso. Il progetto si articola in tre moduli: “Riscopriti”, “Urban Safari” e “Agisci”. Il primo vuole stimolare una “riflessione su cosa significhi essere donna attraverso approfondimenti e sperimentazioni artistiche”. Il secondo ha come oggetto la “riappropriazione e l’occupazione del territorio”. Il terzo intende “realizzare interventi artistici nella seconda municipalità di Napoli”.

We lab è dedicato ai bambini di Napoli, di età compresa fra i 6 e gli 11 anni, per formare cittadini “responsabili ed etici” nel quadro degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030. Ma anche per creare reti tra adulti e bambini per dare voce ai bi-SOGNI dei più piccoli. 7 incontri in presenza e 3 workshop itineranti di esplorazione di luoghi della città.

Secondo Anna Teresa Alfieri, vicepresidente di MiQ, “Un buon lavoro (inteso come co-progetto tra esperti e cittadini) nell’ambito della rigenerazione urbana, può ritenersi tale se ai principi teorici vengono applicati anche i principi del fare. La buona riuscita dipenderà soprattutto dalla capacità dei territori di accogliere i cambiamenti e le trasformazioni, e i territori – a loro volta – condizioneranno e saranno condizionati dagli immaginari collettivi che si costruiscono nel tempo, anche attraverso progetti come il nostro”.