31 dicembre 2021 ore 20,30. Come ogni anno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con una sintesi chiara e coesa e stile sobrio e rassicurante ha tracciato un quadro del suo mandato e del suo operato in questi sette anni, delle difficoltà di questi ultimi due funestati dalla pandemia, della necessità che l’Italia riprenda il suo cammino di sviluppo culturale e sociale, di giustizia e lavoro, di prosperità e pace. Il discorso è stato toccante ed era visibile anche l’emozione. I punti centrali riguardavano l’Italia nelle sue emergenze e priorità più importanti: etica, salute, lavoro, giustizia.
Gli ascolti registrati a reti unificate raccontano il grande gradimento da parte dei cittadini di un Presidente interprete rispettoso della Carta costituzionale e testimone dei suoi principi attraverso un percorso di vita personale, da studente, docente universitario di diritto costituzionale, parlamentare e ministro.
Nel congedarsi ha indicato agli italiani la strada da seguire nel nuovo anno con fiducia e speranza, sottolineando il ruolo centrale che la Costituzione affida al Capo dello Stato e i rilevanti poteri istituzionali che deve gestire. Mattarella ed i suoi predecessori, per l’assenza di un’esplicita condotta da parte dei partiti in campo, sono stati costretti ad entrare nella disputa politica proprio nell’esercizio dei poteri attribuiti e le stesse elezioni presidenziali degli ultimi decenni sono avvenute senza l’apporto della maggioranza governativa. Per questa realtà hanno assunto una maggiore autorevolezza e libertà istituzionale nei confronti dei grandi elettori e ancora di più dei segretari dei partiti.
La stessa scelta di affidare il compito di Presidente del Consiglio a Mario Draghi si è resa necessaria per l’incapacità dei partiti a concordare, indicare e formare un’autonoma e sufficiente maggioranza di governo, come è stata di prassi durante la lunga fase della Repubblica fino al 1992. Dopo il 1994 il declino dei partiti storici e la nascita dei partiti personali hanno accresciuto il ruolo del Presidente della Repubblica italiana, rispetto anche ai presidenti delle democrazie parlamentari europee. Ciò ha contribuito, con la elezione di alta caratura dei prescelti, a salvare le legislature e a creare un nesso imprescindibile tra Quirinale, Governo e Parlamento.
Sommessamente e con lucida elencazione ha ripercorso il ruolo svolto durante la sua esperienza al Quirinale, i momenti difficili ma anche avvenimenti di gioia, con lo sguardo sempre rivolto ai cittadini, al bene comune. Ha ricordato che il Presidente rappresenta l’identità e l’unità nazionale, un’unica comunità di destino, senza vincoli di appartenenza e nel rispetto rigoroso dei dettati costituzionali. Un messaggio raccolto dai suoi predecessori e che intende trasmettere al suo successore.
Ancora una volta il suo linguaggio semplice e diretto ha tracciato al parlamento e ai grandi elettori una linea da seguire ben precisa.
Niente scelte a colpi di maggioranza o di parte ma in questo periodo di pandemia inarrestabile e artefice di profonde ferite sociali, economiche e morali, di fronte all’Europa che ha dato un forte segnale di sostegno, è importante proseguire sul cammino iniziato e reagire con l’aiuto delle risorse disponibili.
Ha ricordato il messaggio di Papa Francesco che ha ribadito il dovere morale della nazione di guardare soprattutto agli ultimi, i poveri e bisognosi, perché un paese non può dirsi civile se lascia indietro i più deboli, i senza lavoro, i bisognosi di cure.
Non è mancato al Presidente Mattarella di ricordare i terribili momenti dei primi mesi di marzo del 2020 e della diffusione in Italia del Covid-19, delle decisioni drastiche necessarie per il contenimento del coronavirus. Come i provvedimenti adottati non sono stati una limitazione della libertà ma un modo per tutelare la salute dei singoli e di tutti. La stessa vaccinazione in massa ha consentito di riprendere una più accettabile normalità nel rispetto civico ed ha aiutato, con atteggiamenti di prudenza, il contrasto al diffondersi irreparabile della pandemia. Ha ringraziato gli italiani per il senso di maturità e responsabilità dimostrata recandosi ai centri vaccinali. Il Presidente nel ricordare i morti della prima ondata che non hanno avuto la possibilità di usufruire dei vaccini, come tanti ancora oggi nel mondo, invita a riflettere i più ostinati no-vax ad accettare l’opportunità che la ricerca scientifica ha consegnato.
La particolare attenzione rivolta al professore Pietro Carmina, morto sotto le macerie del crollo di Ravanusa, è stato un indiretto ed evidente modo di rivolgersi ai giovani attraverso la modulazione della commovente lettera del docente emerito ai suoi amati allievi, un riconoscere il valore educativo e formativo degli insegnanti e della Scuola.
Mattarella ai giovani: “Non fermatevi, non scoraggiatevi, prendete il futuro”. E cita testualmente il messaggio del docente di filosofia: “Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi”.
Le giovani generazioni sentano la Costituzione repubblicana come un bene da costruire giorno per giorno e difendere contro i rigurgiti nostalgici, le irresponsabili fughe in avanti dei populisti e dei sovranisti. Compito dei bravi maestri crescere ed educare i giovani nell’impegno per la realizzazione di una democrazia sempre più sostanziale oltre che formale. Insegnare a sconfiggere l’abbandono, il disinteresse, la rinuncia, la sfiducia nelle istituzioni.
Questi sono i veri compiti prima dei sistemi educativi e in seguito dell’azione politica.