fbpx
Home City Governance Le conferenze “Didiario”: la Costituzione al microscopio

Le conferenze “Didiario”: la Costituzione al microscopio

by Annamaria Barbato Ricci
0 comment

 

L’Autrice, giornalista, è Segretario Generale  del World Protection Forum.

Da quattro anni a questa parte, a Turi di Puglia, l’Associazione “Didiario”, fondata e presieduta da Alina Laruccia, dedica all’approfondimento dell’atto fondante della nostra Repubblica una serie di seminari che affrontano un singolo articolo o una tematica, affidandone la trattazione ad esperti, politici, giornalisti, accademici, personalità della cultura.

I seminari si svolgono nella sala conferenze della “Casa delle Idee”, dove l’Associazione ha sede grazie a un’esperienza di amministrazione condivisa con altre omologhe realtà fondate sul volontariato, in diversi settori, fra cui la musica.

Quattro cicli di conferenze hanno finora ospitato esponenti prestigiosi, che hanno affrontato con efficace capacità divulgativa l’analisi di alcuni, importanti aspetti della Costituzione.

Numerosi gli ospiti, a cominciare da un assiduo frequentatore come Gherardo Colombo, che tornerà nel prossimo marzo, passando per Massimo Bray, Giampiero Gramaglia, il Generale Vincenzo Camporini, la Vicepresidente del Copasir Federica Dieni, l’esperta di politiche giovanili Serena Angioli, Gigi Casciello, Luigi Mazzella, Stefania Limiti e tanti altri.

Ospite di questa settimana è stato Alessandro Bianchi, già ministro dei Trasporti del Governo Prodi 2, fondatore e direttore della “Scuola di Rigenerazione Urbana Sostenibile – La Fenice Urbana”, che ha affrontato il tema nevralgico “Ambiente e Costituzione”.

Alla luce delle condizioni attuali del Pianeta, che manifesta segni sempre più evidenti di squilibri che possono innescare processi irreversibili di autodistruzione, anche il tassello della tutela costituzionale dell’ambiente in Italia va reso più stringente rispetto all’attuale dettato della Carta.

Il Professor Bianchi ha confrontato la dizione originale dell’articolo 9 – l’unico in cui si riscontra un cenno su questa tematica che nel tempo ha assunto un ruolo centrale nel dibattito fra le Nazioni – con una legge di riforma costituzionale che è quasi giunta al traguardo, al punto che si pensa possa essere approvata entro fine anno. Tale norma, aggiungendo un comma all’articolo originario, lo aggiorna e ne rafforza l’incisività.

Dal lavoro della Commissione dei 75, ovvero dal Gruppo degli estensori della nostra Costituzione, il testo dell’articolo 9 uscì estremamente stringato, perché sia la sensibilità giuridica dell’epoca che la situazione del Paese non avrebbero potuto produrre nulla di più. Il testo allora licenziato recitava: “La Repubblica (…) tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico nazionale.”

Le vicende intervenute negli oltre settant’anni trascorsi dall’elaborazione della Costituzione hanno cambiato completamente gli scenari, sicché nel testo dell’art. 9, ormai giunto alla quarta lettura in Parlamento, è inserito un comma che recita: “La Repubblica tutela l’ambiente e l’ecosistema, protegge le biodiversità e gli animali, promuove lo sviluppo sostenibile, anche nell’interesse delle future generazioni”.

Un abisso rispetto all’accenno abbozzato in sede costituente; una nuova stesura che tiene conto di una serie di problematiche emerse nei decenni di lotte ambientaliste e animaliste e s’incunea nel vasto panorama di accordi che, a livello mondiale, stanno cercando di affrontare i traumi che subisce la Natura, determinati da molteplici cause, fra cui il principale è l’uso indiscriminato delle fonti energetiche fossili.

Dunque, una riforma positiva ma, come si sa, i principi costituzionali costituiscono una cornice di riferimento che richiede di essere trasferita nella legislazione ordinaria.

Rappresentano dei punti di riferimento ineludibili” – ha affermato Bianchi – “calarli nella realtà quotidiana tocca al Parlamento e anche ai Consigli regionali, che dovranno saper varare regole di comportamento tali da dare concretezza a quei riferimenti generali”.

Nel corso del seminario a Turi non poteva mancare un riferimento a quella che ormai è entrata nella coscienza politica globale come la fase di “transizione ecologica”, per la cui realizzazione occorrono anche ingenti risorse finanziarie.

A questo proposito, ha rimarcato Bianchi, “Il PNRR si presenta come un’occasione, al tempo stesso, positiva e unica, che non possiamo lasciarci sfuggire per inadeguatezza dei progetti che occorre presentare”.

I primi bandi sono già in corso di emanazione ed è compito delle Regioni e dei Comuni dotarsi di capacità progettuali tali da consentire di rispondere in maniera adeguata, prestando particolare attenzione al fatto che, diversamente da quanto avviene abitualmente, l’ottenimento dei finanziamenti dipende dalla qualità dei progetti ed esige il rispetto di tempi di attuazione stringenti e prefissati.

Nell’ambito del complesso processo di riforma innescato dal PNRR, un ruolo centrale gioca la cosiddetta rigenerazione urbana che, ha affermato Bianchi che ne è un fervente sostenitore, “richiede un cambiamento sostanziale nel modo di pensare, progettare e costruire le città, abbandonando la logica dell’espansione continua e incontrollata che ha caratterizzato la politica urbanistica del nostro Paese a partire dagli anni ’60 del Novecento, arrecando danni irreparabili a molte parti del nostro territorio”.

La conclusione del Direttore della Scuola “La Fenice Urbana” è perentoria: “Deve diventare norma cogente, con pochissime e controllate eccezioni, il divieto di costruire nuovi edifici, mentre va incentivata la rigenerazione del patrimonio esistente, rendendolo disponibile per le diverse funzioni urbane”.