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Rifiuti Radioattivi: concluso il Seminario sul Deposito Nazionale

by Giulio Espero
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Il 24 novembre scorso si è concluso il Seminario Nazionale relativo progetto del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco tecnologico, a seguito della pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), avvenuta il 5 gennaio 2021.

Anche la sessione plenaria conclusiva, che chiude i lavori iniziati il 7 settembre, si è tenuta in diretta streaming. Tutta l’operazione è stata curata dalla Sogin, la società di Stato interamente partecipata dal MEF responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, compresi quelli prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare.

I numeri paiono notevoli. Oltre 160 i partecipanti al seminario, che ha visto gli interventi dei rappresentanti di Enti locali, associazioni, comitati, organizzazioni datoriali e sindacali dei territori, di singoli cittadini e di relatori tecnico-istituzionali.

In particolare i lavori si sono articolati in nove incontri trasmessi in diretta streaming e presenti su Youtube, sul sito Sogin Channel.

Per metà dicembre è prevista la pubblicazione del resoconto dei lavori. Per adesso apprendiamo che “sono state formulate circa 200 domande, che hanno ricevuto tutte una risposta, o per iscritto o in forma orale durante la diretta. Sono stati approfonditi diversi temi tra cui la rispondenza delle aree individuate nella CNAPI ai requisiti internazionali stabiliti dalla IAEA (International Atomic Energy Agency) e a quelli nazionali individuati dall’ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione). Inoltre, sono stati illustrati gli aspetti relativi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente e i benefici economici e di sviluppo territoriale collegati alla realizzazione dell’opera e alle misure compensative previste”.

Dopo il quindici dicembre prenderà avvio la seconda fase della consultazione pubblica, della durata di trenta giorni, durante la quale potranno essere inviate eventuali altre osservazioni e ulteriori proposte tecniche. Dovrebbe poi essere pubblicata la Carta Nazionale Aree Idonee sulla quale le Regioni e gli Enti locali potranno esprimere le proprie manifestazioni d’interesse, non vincolanti, ad approfondire ulteriormente l’argomento.

Insomma, il procedimento è lungo e complesso, la fame di partecipazione è tanta e, sebbene dalla dichiarazione dei politici traspaia un cauto ottimismo istituzionale, l’esito non è affatto scontato E’ facile immaginare un atteggiamento chiaramente ostativo da parte delle comunità locali. Sarà complicato convincerli con le buone della improcrastinabile necessità di avere un piano di gestione delle scorie radioattive degno di questo nome. Gli Italiani, si sa, sono storicamente inclini all’atteggiamento comunemente chiamato not in my back yard. Non nel mio giardino.

Parlando in termini pratico/economici, il Deposito Nazionale, come dice G. Turano sull’Espresso del 7 novembre, “… è sicuro e conviene ospitarlo. In tempi di magra per gli enti locali l’investimento promesso sui 150 ettari (10 per i rifiuti ad attività bassa, altri 10 per quelli più nocivi, 90 per le protezioni, 40 di parco tecnologico) è pari a 900 milioni di euro. Per i quattro anni di costruzione sono previsti 4 mila posti di lavoro che scenderanno a 700 stabili quando l’impianto sarà a regime…

Insomma un affare, quasi quasi dovremmo aspettarci che si faccia la fila per ospitarlo. Temiamo che non sarà così. Le parole nucleare e radiazioni sono viste come la morte nera. Da una parte i tecnici ed il governo che, cercando di spiegare la bontà del progetto, mettono sul tavolo un bel po’ di soldini. Dall’altra i politici locali che si preoccupano di non essere messi al patibolo dai propri elettori per aver portato le scorie nel proprio orticello.

Nel frattempo, quando ancora stiamo pensando a come smaltire le scorie prodotte qualche decennio fa, il Ministro Cingolani, da puro uomo di scienza, riapre al nucleare quale soluzione tecnicamente praticabile, in vista del prossimo gap energetico creato dall’abbandono, invocato da tutto il mondo green, delle tradizionali fonti fossili.

Magari alla fine spunterà qualche genio che proporrà di portare le scorie su Marte, appena sarò pronta la prossima missione spaziale di Elon Musk.

Vi aggiorneremo!