Con un Webinar andato in streaming mercoledì 27 ottobre, ISPRA ha fatto il punto sulla nuova fase del Progetto CARG, ovvero la cartografia geologica del nostro Paese.
Si tratta di una storia trentennale, cominciata alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso quando prende il via il Progetto di realizzazione della cartografia geologica nazionale – alla scala 1:50.000 – inizialmente nell’ambito del Programma annuale di interventi urgenti di salvaguardia ambientale (L.67/88), poi nella Programmazione triennale per la tutela dell’ambiente (L. 305/89).
L’intera programmazione prevede la realizzazione di ben 636 fogli geologici e geotematici, che assicurano la copertura dell’intero territorio nazionale, ed è svolto in collaborazione con le Regioni e le Province autonome, con il CNR e le Università, ed è coordinato dal Servizio Geologico d’Italia in qualità di organo cartografico dello Stato.
L’investimento inziale, per il periodo 1988-2004, ha comportato una spesa di circa 110 milioni di euro, di cui ottanta a carico dello Stato e trenta a carico delle Regioni, che ha assicurato la mappatura del 44% del territorio nazionale.
Il Progetto CARG è attualmente coordinato dall’ISPRA che sta gestendo appunto una seconda fase: 15 milioni di euro per il triennio 2020-2022 e ulteriori 10 milioni per le annualità 2021-2022. Si prevede di assicurare così la mappatura di oltre il 50% del suolo italiano. In particolare, sono per il biennio 2020-21 in fase di realizzazione 44 nuovi fogli geologici, 16 modelli 3D del sottosuolo, 10 carte aree sommerse e un foglio geomorfologico di Roma. Mentre per il 2022 saranno lavorati altri 20 fogli elevando a 325 il numero di quelli disponibili.
Apprendiamo con piacere che “…le risorse hanno anche consentito l’assunzione di nuovi geologi e personale specializzato”. Sono parole di Maria Siclari, responsabile del Dipartimento Servizio Geologico d’Italia dell’ISPRA, che ha aggiunto: “…Con gli ultimi due finanziamenti contenuti nella legge di stabilità il Governo torna a dare fiducia al Paese, cioè alla necessità di attuare politiche di tutela dell’ambiente e di prevenzione dei rischi naturali. L’augurio è che questo finanziamento possa continuare nell’interesse della collettività affinché si pongano le basi per la messa in sicurezza del territorio nazionale…”
L’ISPRA, nel presentare l’iniziativa, annovera tra le Regioni più virtuose la Campania e l’Emilia-Romagna con una copertura totale che supera il 90% del territorio di pertinenza.
Questa nuova campagna cartografica si inserisce tempestivamente nell’alveo delle linee di intervento del PNRR. Piano che annovera tra le componenti la M2C4 – Tutela del territorio e della risorsa idrica, dove sono programmate le attività di mitigazione dei rischi idrogeologici, con interventi di prevenzione e di ripristino, per i quali diventa sempre più strategica la conoscenza del territorio.
La mappatura, quindi, come strumento indispensabile di conoscenza per prevenire, mitigare e ridurre i rischi, ma anche per progettare infrastrutture sicure e gestire in modo sostenibile le risorse naturali, secondo i principi della cosiddetta “transizione ecologica”.
Tutto bene ma qualche osservazione occorre farla.
Primo: siamo appena a metà dell’opera. Ogni foglio, che alla scala 1: 50.000 riesce a mappare circa 650 km di territorio, costa all’incirca 550mila euro e considerando che ne mancano 311 ecco che si arriva facile facile alla somma monstre di 172 milioni di euro per portare a compimento l’operazione. Senza considerare i tempi necessari per la realizzazione, che nel comunicato stampa di ottobre non vengono neanche ipotizzati.
Secondo: i costi di consultazione. In un’epoca di condivisione digitale, universale e gratuita della conoscenza e delle informazioni territoriali (vedi Google Maps), appare quanto meno anacronistico, per non dire ottocentesco, chiedere un obolo per la consultazione di questa cartografia e della connessa Banca Dati. Atteso che, peraltro, sono già finanziate con risorse statali e regionali. Ma lo Stato esattore, si sa, è duro a morire.