Il grande Totò, nei suoi film girati di corsa e finalizzati soltanto agli incassi dei botteghini dei nostri Cinema d’antan, riusciva però a nobilitare le scenette che era costretto a recitare. Totò ricorreva a qualche surreale battuta di immediatezza spiritosa e vincente. Un po’ come faceva Diego Armando Maradona con il Napoli di Ferlaino e dei due scudetti. El pibe de oro, infatti, quando era di vena, nobilitava partite altrimenti scialbe e destinate al pareggio con qualche guizzo dei suoi, da cineteca dell’Arte del Pallone.
Nel film “Toto’, lascia o raddoppia?”, il grande comico napoletano interpreta la parte di un personaggio strambo, patito di cavalli da corsa, dei quali sapeva tutto. Totò, dando risposte sempre esatte, nel film arriva a battersi per la vincita del premio finale in una trasmissione RAI-TV a premi. Il programma televisivo diretto da Mike Bongiorno, mito della RAI, è rimasto forse il più famoso: Lascia o raddoppia? Intere famiglie allora rimanevano incollate alla TV per vedere quella trasmissione. E nei Bar di tutta Italia – quei pochi che allora avevano la Sala TV – si affollavano all’inverosimile quei tanti Italiani che la Televisione, inteso come apparecchio TV, in casa non se la potevano permettere.
Ebbene, Totò in una famosa scena del film – in riposta a una domanda che gli rivolgeva Mike Bongiorno, facendogli vedere il primo piano della testa di un cavallo e chiedendogli il nome dell’animale – rispose immediatamente: Quel cavallo si chiama Donato!! E, quando Bongiorno controbatte e dice: ma Totò, come ha fatto a indovinare così facilmente? Totò risponde: Semplice: quel cavallo ha la bocca chiusa. Quindi si chiama Donato, perché a Caval Donato non si guarda in bocca!!
Che ci azzecca tutto questi sproloquio iniziale con Pompei, anzi con il Comune di Pompei, quindi con i Pompeiani? Semplice: Il Comune di Pompei è stato destinatario di oltre un centinaio di milioni di euro che devono servire a cambiare il volto della città. Una sorta di regalo, perché sono finanziamenti a fondo perduto, cioè che non appesantiscono il debito comunale che grava sui Pompeiani. Sia chiaro che Pompei merita quel popò di milioni di euro già stanziati e pronti all’utilizzo per opere di grande respiro territoriale.
Il primo è il Progetto EAV dei famosi e criticati sottopassi, con le sue previsioni di raddoppio della direttrice Via Lepanto a monte dei binari della ex Circumvesuviana, di totale ammodernamento della Via Nolana e delle contigue stradine che attraversano la campagna della Crapolla fino a Tre Ponti e verso l’area vesuviana sarnese interna. Da quell’area arriveranno i flussi turistici che sbarcheranno – presto! – all’aeroporto di Pontecagnano. Lo predichiamo da sempre, inascoltati. Perché non si dà inizio ai lavori? Perché non si comincia almeno con la prevista ristrutturazione della ex Casa di riposo Borrelli, usata e abusata da tutti?
Il secondo è il Progetto RFI, ex FFSS, dell’HUB di interscambio ferroviario di Pompei, che dovrebbe sistemare e migliorare gli accessi agli Scavi di Pompei sul loro fronte meridionale. Ma, intanto, l’interscambio previsto per l’HUB è saltato. E – oltre un insulso ponte inadeguato – a Pompei rimane una nuova fermata. Esistente però già centocinquanta anni e più, or sono. Chi ha deciso questa abdicazione, nel nome della Città di Pompei? Un Commissario? Un generale in pre-quiescenza? Un Direttore generale incompetente per materia? O chi altro?
Il terzo progetto – che in effetti è stato il primo ad essere cantierato – è il Progetto che interessa direttamente la rete cinematica, ora insufficiente, delle stradine periferiche ridicolmente anguste della zona Crapolla e della centrale Via Lepanto. Esso è in pieno e disastroso svolgimento, dopo incertezze e problemi che hanno causato anche la sospensione dei lavori e il ricorso da parte di Consiglieri comunali al Prefetto e alla Procura della Repubblica, tanto per citare soltanto gli Uffici apicali della Amministrazione Pubblica e della Giustizia. Non ci resta che sperare che intervenga qualcuno.
I cittadini pompeiani – evidentemente destinatari di opere discusse e discutibili – dovrebbero fare come si fa con i cavalli “Donati”, cioè non guardare in bocca? O, piuttosto, aprire la bocca ai cavalli e guardare il cavallo donato dente per dente, per meglio conoscere il Cavallo?
In linea di principio la seconda ipotesi, ovviamente, sarebbe quella auspicabile. Ma oggi a Pompei si vive un’epoca strana: chi fa, perché deputato a fare, non parla, inducendo a parlare – e in qualche caso a straparlare – chi non fa, non essendo deputato a fare, ma piuttosto a controllare e vigilare, legittimamente. Una confusione di ruoli tale da far cadere le braccia, in un marasma di competenze e presenze istituzionali e non. A questo punto, si faccia avanti il Sindaco. E’ da lui che la Città che lo ha votato attende risposta.
Davvero non si era mai visto prima un tale casino, che rischia di produrre solo danni alla Città di Pompei, la quale avvelena i propri stessi pozzi, abituata ormai a farsi commissariare tutto il possibile, come soluzione finale, per tenersi i cavalli come il “Donato” di Totò. Ma così facendo abdica al proprio ruolo di Città riconosciutole per Legge. Evidentemente forse immeritato.