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Il nucleare di quarta generazione

by Giulio Espero
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“…Si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Ci sono Paesi che stanno investendo su questa tecnologia, non è matura, ma è prossima a essere matura. Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare questa tecnologia…” Sono le parole che il Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha pronunciato qualche giorno fa sollevando immediatamente un vespaio. C’era da aspettarselo. Anche se gode di un solido prestigio bipartisan, l’apertura alle tecnologie cosiddette green nell’ambito nucleare da parte di un membro del governo Draghi ha toccato quello che da sempre è un nervo scoperto nella politica energetica italiana.

Di cosa parla esattamente Cingolani quando, punzecchiando l’ambientalismo radical chic, afferma “…nell’interesse dei nostri figli è vietato ideologizzare qualsiasi tipo di tecnologia. Stiamo ai numeri, quando saranno disponibili prenderemo le decisioni …”? Si tratta di Small Modular Reactor, reattori di piccola taglia che possono essere impiegati nella produzione di calore e/o di elettricità. La tecnologia alla base pare non sia nuova, già da anni si usano mini reattori nucleari sulle grosse navi a propulsione appunto nucleare.

La novità sarebbe l’utilizzo su scala industriale, sul quale pare stia sperimentando con notevole profitto una società italiana con sede però a Londra. La Newcleo del fisico Stefano Buono che, grazie ad un finanziamento di cento milioni di euro, sta testando l’uso innovativo di tecnologie conosciute. In particolare utilizzano il piombo come refrigerante al posto dell’acqua o del sodio e gli Accelerator driven system (Ads), che si basano sulla combinazione di un reattore subcritico con un acceleratore di particelle e l’utilizzo del torio come carburante naturale. Gli effetti sperati afferiscono alla riduzione drastica dei rifiuti radioattivi e della possibilità di incidenti, in quanto impianti costantemente tenuti sotto la soglia critica. Lo stesso premio Nobel, Carlo Rubbia, sostiene pubblicamente il progetto della Newcleo.

Ma i risultanti sperimentali, presentati come confortanti, non paiono scalfire il muro contro il nucleare eretto nel nostro Paese da una cinquantina d’anni. Un rifiuto che non è solo appannaggio dell’ambientalismo militante, ma permea trasversalmente granparte della popolazione.

Angelo Bonelli, importante esponente di Italia Verde, stigmatizza fortemente l’intervento del ministro Cingolani, giudicandolo quantomai inopportuno. “…Noi siamo nel pieno della più grande sfida per invertire la rotta del cambiamento climatico. L’Unione Europea ci ha detto che dobbiamo ridurre le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030 e azzerarle entro il 2050. Con i ritardi che abbiamo sul fronte delle rinnovabili e viste tutte le criticità emerse con i reattori di terza generazione plus, il ministro parla di impianti quarta generazione che non si sa se, come e quando potrebbero essere operativi? Forse non è chiaro che non abbiamo tempo, senza tralasciare che anche i reattori di quarta generazione genererebbero scorie. Di meno, certamente, ma le scorie resterebbero e la sicurezza intrinseca tanto decantata di questi ipotetici impianti non esiste…”

Benchè l’intento appaia quantomai nobile (trasformare in carburante le scorie nucleari con un riciclaggio praticamente automatico, risolvendo in un sol colpo tre grandi problemi: il costo comunque in crescita dell’uranio, la sua futura reperibilità, lo smaltimento-conservazione-disattivazione dei detriti radioattivi) ed abbia un orizzonte lontanissimo per gli standard odierni (parliamo di trent’anni per lo sviluppo concreto della tecnologia), lo stesso amministratore delegato dell’Enel, Francesco Starace, a margine del forum Ambrosetti a Cernobbio, ha dichiarato di non trovare realistico un ripensamento del nucleare in Italia.

Anche la Conferenza Episcopale Italiana è intervenuta. Per bocca del Cardinale Gualtiero Bassetti, ha dichiarato che bisogna stare molto attenti a dargli la patente di sviluppo al nucleare.

Di altro avviso parte della comunità scientifica e di quella industriale, che vedono nella quarta generazione del nucleare un tema “bellissimo e stimolante”, per ripore le parole di Alberto Bombassei, presidente del gruppo Brembo.

C’è chi giura che l’obiettivo si realizzerà e magari qualche scettico cambierà idea allorquando si capirà che la quarta generazione significa anche una soluzione al problema delle scorie nucleari sino ad oggi prodotte e che continuano a prodursi.