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G 20 Ambiente a Napoli, un successo al 25%

by Giulio Espero
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G20

Si è da poco concluso il vertice del G20 che si è tenuto in questi giorni a Napoli. Il consueto forum cui partecipano i venti paesi più industrializzati del mondo, dal primo dicembre 2020 è presieduto proprio dall’Italia che per il 2021 ha in calendario una serie di vertici ed incontri sotto l’egida del trinomio People, Planet, Prosperity.

Leggiamo dal sito istituzionale del forum “…Nel 2021 la comunità internazionale sarà chiamata a mostrare coraggio e ambizione per vincere le grandi sfide di oggi: dalla pandemia ai cambiamenti climatici, dal sostegno all’innovazione alla lotta contro povertà e disuguaglianze … Dobbiamo prenderci cura del pianeta e delle persone, assicurando una forte ripresa economica che sia al contempo inclusiva e sostenibile…”

A Napoli, il 22 ed il 23 luglio il tema è stato Ambiente, Clima ed Energia. Gli onori di casa per l’Italia sono stati fatti dal Ministro per la transizione energetica, Roberto Cingolani, alla sua prima prova internazionale di rilievo. Sarà il clima ancora da pandemia, sarà che in questi giorni ricorreva il ventennale dei tragici fatti del G8 di Genova (per i quali è intervenuta una sorte di rimozione collettiva), ma l’evento non ha avuto una risonanza mediatica di grande rilievo. Solita e scontata dichiarazione del Prefetto che ha parlato di prova di maturità per Napoli, moscia e numericamente inconsistente manifestazione di protesta che ha raccolto al massimo un migliaio di antagonisti in piazza che si sono limitati a scagliare qualche gavettone sull’imponente schieramento di forze dell’ordine.

La prima giornata del vertice è stata quella più facile e foriera di risultati. Si è trattato della protezione degli ecosistemi più a rischio, della preservazione dell’acqua potabile, della trasformazione dell’economia lineare in un’economia circolare che porti al recupero ed al riuso dei materiali, soprattutto per ridurre l’inquinamento da plastica. Il comunicato congiunto firmato da tutti i paesi, ricco di ambiziose speranze e di buone intenzioni, sancisce però l’impegno comune dei Grandi ad intraprendere azioni concrete volte a mettere sotto tutela almeno il 30% delle terre emerse e dei mari, a dimezzare entro il 2040 le terre degradate dalla desertificazione ed infine ad intervenire in maniera “drastica” per combattere l’inquinamento da plastica.

Le note dolenti, ed anche un po’ deludenti, sono venute dalla seconda giornata. Il binomio Energia e Clima ha fatto emergere la divisione netta in due blocchi del foro internazionale. La decarbonizzazione del pianeta, seppure idealmente accettata da tutte le economie progredite del pianeta, si scontra sulla linea temporale di effettiva realizzazione. Cina, India, Russia, Paesi Arabi e finanche la progredita Australia, hanno costituito uno zoccolo duro che non ha intenzione di andare oltre gli Accordi di Parigi, nei quali ci si impegnava a mantenere nel prossimo decennio la temperatura del pianeta entro i 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Ben altre ambizioni aveva la proposta dal Gruppo Intergovernativo su Cambiamento Climatico, sulla base della quale si è svolto il forum: impegno a mantenere sotto gli 1,5 gradi il surriscaldamento del pianeta e completa decarbonizzazione della produzione energetica dal 2025.

Sui due paragrafi dei sessanta che costituiscono il documento finale del G20, quelli più divisivi, nonostante le frenetiche trattative anche notturne e nonostante l’impegno profuso dal nostro Ministro Cingolani e dal delegato USA John Kerry, impegno unanimemente riconosciuto anche dalla stampa estera, non c’è stato nulla da fare. La decisione sul riscaldamento globale e le energie rinnovabili è stata rimandata al G20 dei capi di Stato e di Governo che si terrà ad ottobre a Roma. E se non dovesse bastare, si spera nella Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, COP 26, che si terrà a Glasgow a novembre 2021, organizzati in partnership da Italia e Regno Unito.

Splendida la locuzione usata da Cingolani quando ha parlato, in chiusura del vertice del G20, di disallineamento sull’accelerazione più difficile per i paesi che inquinano di più, sottolineando al contempo come, però, su molti temi che rientrano nei paragrafi dell’accordo ‘fino a pochi mesi fa, la discussione era proprio chiusa’. Ma anche una punta di umana amarezza quando ha ricordato che all’inizio del forum i delegati presentavano le condoglianze ai colleghi dei Paesi colpiti dalle alluvioni, perché in Europa una cosa del genere nessuno l’aveva mai vista.

Benvenuto nella realpolitik, caro ministro.