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Women 20, cahier de doleances

by Piera De Prosperis
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Woman 20

A Roma dal 13 al 15 luglio si è svolto il Women 20 Summit. Incontri e dibattiti del gruppo ufficiale di impegno del G20, composto da rappresentanti dei 20 paesi più industrializzati al mondo. Migliaia di esperti provenienti dai cinque continenti si sono riuniti per discutere le questioni più urgenti, nate dalla consapevolezza, da parte delle donne, del proprio ruolo sociale, economico e politico. Obiettivo quello di consegnare il comunicato finale ai leader del G20. Una sorta quindi di commissione i cui lavori si sono incentrati soprattutto sul tema del lavoro femminile.

Nella maggior parte dei paesi del G20, infatti, le donne guadagnano molto meno degli uomini e sono meno rappresentate nel mercato del lavoro.

La vicepresidente della Camera, Maria Elena Spadoni, nell’introdurre i lavori ha spiegato: “La presidenza italiana del G20 è una grande opportunità. All’interno del G20 sarà fondamentale parlare della questione femminile, del gender pay gap e della lotta agli stereotipi. Fino a quando sarà discriminato il 50% della popolazione mondiale ci saranno sempre delle perdite”. Il W 20 già si era formato nel 2015 sotto la presidenza turca, qui a Roma ha avuto modo di discutere, alla luce dei recenti drammatici eventi, delle problematiche legate al mondo economico post-pandemia.

Quali sono stati i risultati di questa tre giorni di incontri, dibattiti e proposte del Women 20 Summit?

Un grande piano contro gli stereotipi di genere in tutti i paesi del G20, entro tre anni. Un punto del 15% della global tax da destinare all’incremento delle piccole e medie imprese femminili. E ancora: «più accesso al credito, più formazione, più possibilità di contare, più valore al merito, più lavoro e più di qualità, più infrastrutture sociali, meno carico di lavoro familiare, più rispetto, meno violenza», Linda Laura Sabbadini, presidente del W20. Il passaggio del cahier de doleances all’ambasciatore Luigi Mattiolo, funzionario italiano del G20, in programma ad ottobre 2021, sintetizza l’impegno nel promuovere una ripresa mondiale che abbia al centro la questione femminile in tutti i suoi aspetti.

Fin qui la politica. Ottima iniziativa, almeno per dare visibilità e profondità alla problematica che investe ogni aspetto della vita delle donne, primo fra tutti il lavoro, cui si connette inevitabilmente la qualità della vita sociale, specie nel nostro paese. Tuttavia lasciatemi esprimere un certo scetticismo. Quanti proclami abbiamo sentito, quante belle parole, quante promesse per lo più disattese. Bisogna fare un Women 20 Summit perché le difficoltà delle donne siano chiarite? Non è sotto gli occhi di tutti i potenti, maschi, della terra? Forse il messaggio più significativo, in questo diluvio di affermazioni, è quello della Sabbadini quando dice: non vogliamo più sentir parlare di inclusione quando si parla di strategia di genere. Le donne sono la metà del mondo, non sono una minoranza. Noi siamo incluse già. Quando parlate di parità di genere dovete far riferimento all’empowerment delle donne che è potere ma non solo, è essere messe in condizione di contare, di essere protagoniste, di governare. Le donne non vogliono elemosine… Ovviamente qui parlano donne già consapevoli, già esperte e combattive, che magari hanno fatto della problematica di genere, la loro battaglia. Cioè donne consapevoli. Il grosso del lavoro va svolto nel mondo delle oppresse, di quelle, per esempio, che sono costrette a sposarsi, pena la morte per mano di un familiare. O che non denunciano il loro compagno violento, per paura di quello che dirà la gente o semplicemente per abitudine alla sottomissione. E’ l’educazione e quindi la scuola che deve scendere nel piccolo gruppo, scardinando stereotipi e tradizioni superate. E’ il mondo femminile che, per ignoranza, fa resistenza all’inclusione e alla parità, il grosso problema. Operare dall’alto va bene, fare manifesti propagandistici ancora meglio. Ma questo percorso macroscopico deve intersecarsi con quello lento, sotterraneo, inarrestabile, della formazione e dell’educazione.

Altrimenti saranno tutte chiacchiere e distintivo.