Nel panorama delle ferite aperte nel nostro territorio dalla dismissione di aree industriali (complessivamente 9.000 Kmq, circa 1/3 dell’intero territorio nazionale) l’Italsider di Bagnoli rappresenta per più motivi una situazione estrema: per la dimensione del sito, per la sua appartenenza ad un ecosistema ambientale, paesaggistico e insediativo di enorme valore, per la perdita di migliaia di posti di lavoro e le lacerazioni sociali che ha comportato, per lo sperpero di enormi risorse finanziarie, per il tempo incredibilmente lungo trascorso per nulla.
Su tutto questo occorre riflettere se si vuole tentare di capire qual è la situazione ad oggi e credo che il modo migliore sia quello di ricostruire gli episodi salienti della vicenda nel suo dipanarsi dalla data simbolica dell’ultima colata, il 20 ottobre 1990, alla successiva chiusura ufficiale nel 1992, alla fase di dismissione degli impianti che ha inizio nel 1994.
Una vicenda lunga trenta anni, contrassegnata da incompetenze, sovrapposizione di competenze, negligenze, malversazioni, lungaggini burocratiche, sperpero di denaro pubblico. Tutto meno che la rigenerazione dell’area di Bagnoli.
1991/1994 – Proprio all’inizio del periodo viene presentato da parte di una società dell’IRI un progetto a firma di Cesare De Seta e Renzo Piano che prevede la realizzazione di un “Museo della Scienza e dell’Archeologia Industriale” all’interno della Grande Acciaieria, un Centro artistico espositivo, un Centro congressi e un Porto turistico. La proposta non viene accolta dal Comune di Napoli.
Nello stesso anno nasce la “Fondazione Idis-Città della Scienza”, che presenta un progetto per la realizzazione della “Città della Scienza” e che rimarrà protagonista con alterne vicende fino ad oggi.
Alla fine di questo periodo si avvia la fase della vera e propria dismissione, a partire dalla vendita di alcuni impianti ad imprenditori cinesi e indiani.
1994/1998 – Con delibera CIPE vengono stanziati 343 miliardi di lire per la dismissione e la bonifica e 104 miliardi per la realizzazione della Città della Scienza.
Il Comune di Napoli presenta il progetto “Napoli 2000” che prevede grandi cambiamenti nell’area di Bagnoli dove si intende creare, “al posto delle ciminiere, una riviera di città turistica, bella forse più di via Caracciolo, nell’incantevole scenario tra l’isoletta di Nisida e il litorale flegreo, un mare balneabile per due terzi, la spiaggia, un parco, e verso l’interno strutture per la ricerca scientifica, attrezzature alberghiere e turistiche”. Di questo progetto non vi è più traccia.
Con Decreto del Ministero dell’Ambiente viene emanato il “Documento di prescrizioni tecniche per l’attuazione del Piano di risanamento dei siti dismessi di Bagnoli in Napoli”. In totale si tratta di ca. 3.0 milioni di mq.
Il Comune di Napoli approva una “Variante di salvaguardia” del PRG per la Zona Occidentale che prevede la bonifica ambientale di 2.0 milioni di mq., per la quale lo Stato stanzia progressivamente 390 miliardi di lire.
Nasce la “Società Bagnoli S.p.A.” che opererà fino al 1999 con vari interventi di studio, parziali bonifiche e demolizione di impianti.
Il Comitato di Coordinamento e di Alta Sorveglianza per il Risanamento di Bagnoli individua 16 manufatti da salvaguardare come “archeologia industriale” e il MIBAC dichiara di notevole interesse pubblico e sottopone a protezione integrale quasi tutta la piana e il versante della Collina di Posillipo verso Bagnoli.
2000/2003 – Il Comune approva il “Piano urbanistico di Bagnoli-Coroglio”, individua una “STU-Società di Trasformazione Urbana” per la realizzazione del progetto “Bagnoli Futura” e acquisisce il possesso di tutte le aree di Bagnoli-Coroglio.
Si costituisce la “BagnoliFutura-SPA” tra Comune di Napoli (90%), Regione Campania (7.5%) e Provincia di Napoli (2.5%), che assume il compito di provvedere alla bonifica e alla valorizzazione dei suoli.
Viene ultimata la “Città della Scienza”.
2006/2012 – “Bagnoli Futura” presenta tre progetti esecutivi: il Parco dello Sport (42,7 mln); il Turtle Point e Centro Espositivo (13,2 mln); la Porta del Parco ((38,0mln), che viene inaugurata per due volte da due diversi Sindaci.
2013 – Le aree della ex Italsider e della ex Eternit vengono poste sotto sequestro.
La Città della Scienza viene distrutta da un incendio doloso
2014/2019 – Fallisce “Bagnoli Futura”. La Legge “SbloccaItalia” stabilisce la nomina di un Commissario Governativo e di un Soggetto Attuatore (INVITALIA) per la “Bonifica ambientale e rigenerazione urbana dell’area di rilevante interesse nazionale Bagnoli-Coroglio”, al quale viene trasferita la proprietà dei terreni e dei manufatti.
INVITALIA sottoscrive con il Commissario Governativo una Convenzione “per la predisposizione e attuazione del programma di risanamento ambientale e riqualificazione urbana dell’area di rilevante interesse nazionale Bagnoli-Coroglio”
Un “Accordo interistituzionale” tra Governo, Regione e Comune destina l’area della Città della Scienza distrutta da un incendio a zona balneare. La Fondazione Idis si oppone.
INVITALIA comunica che occorre bonificare l’intera area, comprese le parti già oggetto di bonifica, in quanto una perizia del Tribunale di Napoli asserisce che per come sono stati realizzati gli interventi di bonifica “si ritiene abbiano compromesso la futura fruibilità dei luoghi, arrivando talora ad incrementare le concentrazioni inquinanti esistenti prima della bonifica”. I nuovi lavori saranno ultimati nel 2024 con una spesa di 320 mln.
Con un DPR è approvato il “PRARU-Stralcio urbanistico dell’area di Bagnoli-Coroglio”, sul quale la Regione Campania esprime un argomentato parere contrario.
2020/2021 – INVITALIA bandisce una “International Call for Ideas for the Design of the Renowed Bagnoli Area” che viene aggiudicato ad un raggruppamento avente come capogruppo “S.B. Arch. Studio Bargone Architetti Associati” che ha presentato un progetto denominato “Balneolis e la nuova stagione felice”.
Alla luce di questa tormentata vicenda possiamo ora chiederci se siamo ad una svolta decisiva, all’avvio sia pure tardivo di un percorso per risanare l’immensa ferita aperta a Bagnoli.
Va detto, preliminarmente, che i trenta anni trascorsi senza che nulla di positivo sia stato fatto fanno inorridire pensando che in tempi inferiori sono state rigenerate addirittura intere città come Bilbao e Glasgow ed enormi territori estensivi come la Ruhr. E sono state riconvertire grandi fabbriche come a Parigi-Ile Seguin, dove la Renault è diventata Seine Musical; ad Amburgo, dove sui silos portuali è nata la Elbphilarmonie; a Londra, dove la Batter Sea Power Station è diventata Power Station Park; a Milano, dove dalla Fabbrica Pirelli è nato il nuovo quartiere della Bicocca.
Quanto all’oggi siamo di fronte ad un progetto di cui sicuramente non abbiamo gli elementi di conoscenza sufficienti per arrivare a delle conclusioni, ma altrettanto sicuramente non possiamo non rimanere sconcertati nel leggere nel sito di INVITALIA che il progetto vincitore “racconta del ritorno all’ideale di Campania Felix; è declinato secondo una interpretazione contemporanea del genius loci, che si esprime con l’esaltazione dei caratteri naturali, agricoli, cromatici, estetici e del benessere propri di questo Sito”.
Pensando alla drammatica storia che abbiamo rapidamente tratteggiato e alla condizione in cui versa attualmente Bagnoli, questo profilo del progetto sembra muoversi in una dimensione aliena, estranea al contesto reale di cui descrive la condizione futura con parole prive di significati.
Dunque per ora non possiamo che rimanere attestati su quanto è stato illustrato nella mostra inaugurata a Napoli a marzo scorso “con quaranta anni di progetti straordinari per Bagnoli” che, come è stato detto, raccontano “l’industria e l’utopia, cioè ciò che si poteva fare e non si è ancora fatto a Bagnoli”.