La migliore presentazione del nuovo libro di Stefano Sorvino, “CARMELO CARUSO testimone di etica del servizio pubblico”, appena uscito per i tipi della Editoriale Scientifica nella prestigiosa collana “Il Grifone” ideata e diretta dal compianto Carlo Mosca, è probabilmente quella sviluppata da Luciana Lamorgese nella sua bella prefazione. L’attuale Ministra dell’interno, già Prefetto e figlia di Prefetto, ha infatti non solo collaborato da giovane con il Prefetto Caruso e conosce bene l’avvocato Sorvino, a sua volta figlio di Prefetto, ma è ed è stata una protagonista di quel percorso di valorizzazione dell’etica del servizio pubblico che viene richiamato nel titolo dell’opera.
“Il libro ci guida nel percorso professionale di Caruso – scrive Lamorgese – tratteggiando gli aspetti più fascinosi e appaganti di una luminosa carriera… Caruso, del resto, era un innovatore, credeva che l’amministrazione pubblica dovesse smettere i panni dell’arcana imperi e aprirsi alle necessità reali del cittadino… Il ‘metodo Caruso’, come egli stesso lo chiamò, si fondava sulla collaborazione istituzionale e sul coordinamento…”
La Ministra, nella sua articolata e sentita prefazione, ha voluto anche sottolineare l’appartenenza del volume alla collana progettata, come detto, da Carlo Mosca con il patrocinio dell’ANFAPI – l’Associazione Nazionale dei Funzionari dell’Amministrazione Civile dell’Interno – di cui Caruso fu il primo Segretario generale. Una collana, tesa a tenere viva tra gli ‘addetti ai lavori’ la consapevolezza di dover essere “sempre proiettati a risolvere i problemi dei cittadini”, che raccoglie ad oggi trenta titoli di Autori provenienti dall’Amministrazione dell’interno e dal mondo scientifico e giuridico. Tra i quali ci piace ricordare l’attuale Prefetto di Napoli Marco Valentini.
Un libro di storia quello scritto da Sorvino. L’opera e la figura di Caruso, infatti, vengono raccontate ed analizzate in stretta correlazione con le vicende del Paese. Dal terremoto dell’Irpinia alla ‘innovazione’ milanese, alla nascita della Seconda Repubblica. Una stringente contestualizzazione che, oltre ad offrire un’immagine precisa e completa della figura di Caruso, consente di cogliere aspetti caratterizzanti di rilievo sia dell’azione svolta dall’illustre Prefetto, sia della complessità del processo evolutivo del ruolo e delle funzioni prefettizie, sia infine delle conseguenze problematiche di alcuni passaggi politici sui rapporti tra Istituzioni e tra queste ed i cittadini.
D’altronde Sorvino, avvocato e docente universitario, già consigliere giuridico del gabinetto del Ministero dell’Interno e docente della Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno, in passato Segretario generale di varie Autorità di bacino, attualmente Direttore generale dell’Agenzia regionale per l’ambiente della Campania, nei suoi numerosi libri ha sempre seguito questa impostazione analitica, forte di un patrimonio professionale che gli fornisce un angolo visuale particolarmente attento all’evoluzione della Pubblica Amministrazione inserita negli specifici contesti territoriali.
Ne emerge un quadro complesso, il cui progresso non appare sempre lineare. La figura di Caruso spicca per lucidità, impegno, vicinanza al territorio, capacità di rapporti istituzionali e personali, senso del dovere e dell’appartenenza ad uno Stato amico dei cittadini. Il famoso “metodo Caruso” non viene rappresentato come una panacea ma appunto come un meccanismo non autoreferenziale capace di interpretare le situazioni ed offrire una possibile risposta alla domanda di nuova statualità, soprattutto in un contesto regionalistico. Regionalismo che per molti versi, da ultimo la crisi pandemica, non ha dato eccellentissima prova di sé e, per certi aspetti, fa pensare all’eventuale opportunità di una maggiore presenza dello Stato, ancorché in senso moderno e starei per dire “alla Caruso”.