Le vicende mitiche di donne quali Persefone, Dafne, Andromaca, Europa, Danae (nella cultura greca), Rea Silvia, Lucrezia, le Sabine (nella cultura romana) sono caratterizzate da vicende violente di rapimenti, stupri, sparizioni e se tutto va bene metamorfosi o, come finale contentino, apoteosi ed assunzione in cielo, magari come costellazione.
Ovviamente raramente si prendono in considerazione le conseguenze della violenza sulla donna che ne è rimasta vittima. Raccontiamo alcune storie esemplari.
Persefone era figlia di Demetra e Zeus. Venne rapita dallo zio Ade, dio dell’oltretomba, che la portò negli inferi per sposarla contro la sua volontà. Una volta negli inferi mangiò sei semi di melograno. Persefone ignorava però che chi mangia i frutti degli inferi è costretto a rimanervi per l’eternità. Il mito poi racconta che, grazie all’intercessione di Zeus, Persefone rimarrà solo sei mesi negli Inferi e sei mesi sulla terra. Poca cosa, in realtà, in quanto ella rimarrà per sempre vincolata al terribile marito.
Di Dafne tutti ricordiamo lo straordinario gruppo marmoreo del Bernini alla Galleria Borghese. Era una ninfa aliena dall’amore ma a causa della sua estrema bellezza il dio Apollo se ne innamorò. Dafne, però, rifiutò l’amore divino e cominciò a fuggire via. Apollo la inseguì ma, poco prima di raggiungerla, la fanciulla supplicò i genitori, il dio fluviale Ladone e la madre, la naiade Creusa, di salvarla. Gli dèi ascoltarono la preghiera ed ecco che Danae si trasformò in un albero di alloro, pianta sacra ad Apollo. In effetti ella sparì dalla vita umana per entrare in quella vegetale. Anche qui poca cosa, se pensiamo a quanto la povera ninfa dovette rinunciare.
Nel mito romano, i Sabini cui i Romani avevano rapito le loro donne combatterono per riprendersele, ma la battaglia decisiva fu fermata dalle stesse donne rapite, che intervennero pregando le parti di non versare il sangue dei parenti dei propri figli. Matrimonio per rapimento, un costume praticato ancora oggi da alcune culture tradizionali.
Tanti spunti, tanti suggerimenti per leggere un presente che sicuramente non diventerà mitologia, ma che ancora una volta vede la storia passare sul corpo delle donne.
Una giovane pakistana scomparsa, con una famiglia tradizionalista che lega di autorità la vita della figlia a quella di un parente da loro scelto come marito. Sono passati millenni dalla storia di Persefone eppure ancora rapimenti. Quello che sorprende è la necessità di una famiglia di non perdere le proprie tradizioni, forse per salvare la propria identità culturale che passa attraverso riti che nella nostra società consideriamo superati ed ancestrali e che, invece, rappresentano ancora per alcune comunità la ragione di esistere.
Questo però significa che il tessuto sociale che li ospita non li capisce. Che invece di stabilire rapporti di accoglienza e comprensione tende ad isolare gli stranieri ed a tacciare come barbare le loro usanze. Lo sono certamente, ma rappresentano per tante comunità il senso dell’esistere. Non si può che condannare questa vicenda ma, quando lo scalpore mediatico sarà scomparso e Samman Abbas rientrerà nel novero, ormai consistente, delle ragazze di cui non si sa più niente, è proprio allora che dovrebbe intervenire il nostro tessuto politico e sociale perché non si ripeta un atto del genere. Se continuiamo a criminalizzare le altre culture in un ridicolo atteggiamento suprematistico, ogni comunità si chiuderà a riccio rifiutando di entrare a far parte della cultura ospitante e non riuscirà a smussare gli angoli più estremi del proprio modo di pensare. E sono soprattutto le donne che vanno aiutate. E non soltanto le giovani che già hanno assaporato la dimestichezza con i valori dell’Occidente, ma soprattutto le madri. Nella vicenda di Novellara proprio la madre è stata connivente con la scomparsa della figlia, per togliersi un problema. E questo ci fa inorridire. Come si educano le madri? Come le si salva da loro stesse e da quello che pensiamo sia il profondo senso di colpa per quanto commesso? Consentendo loro di frequentare luoghi di socialità, facendole andare alle scuole serali, creando punti di lettura… insomma integrandole. La ragazza del resto si era già rivolta ai servizi sociali ed era stata allontanata dalla famiglia. Ma poi era tornata. Perché? Nostalgia della famiglia, della propria madre, delle sue abitudini? Comprensibile e commovente. Se questi genitori fossero stati aiutati, forse le cose sarebbero andate diversamente.
Noi speriamo che la giovane ninfa pakistana sia ora diventata un Jasminum multiflorum con i suoi piccoli bianchi fiori profumati, simbolo nazionale del Pakistan.