Chi controlla la qualità dell’aria in Campania? La cosiddetta aria ambiente, outdoor, l’aria aperta insomma? Ovviamente l’Arpac, che è l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Anzi, si può forse dire che si tratta di una delle attività di punta tra quelle rientranti nella mission agenziale. La rete di controllo è composta da 45 stazioni fisse, 5 mobili (tra poco saranno 6), più altre 6 affidate da soggetti terzi. Un sistema che funziona “sulla base sia di valutazioni strategiche circa le dinamiche del monitoraggio, che delle necessità specifiche che si manifestano, – ci ha detto il Direttore Generale Stefano Sorvino – una rete che offre piena rispondenza ai criteri di cui alle normative tecniche nazionali ed europee”.
Come sono disposte le centraline sul territorio regionale?
Le centraline fisse sono diffuse non in maniera casuale, ma secondo i criteri di zonazione che sono previsti dalle normative tecniche. Quindi determinano una copertura totale del territorio regionale sulla base di criteri di omogeneità. Non solo per continuità geografica, ma anche per caratteristiche orografiche e meteoclimatiche, anche considerando il carico emissivo e il grado di urbanizzazione delle diverse zone. Le zone sono suddivise in tre fasce: l’agglomerato Napoli-Caserta, la zona costiera-collinare e la zona montuosa. Le centraline si distinguono tra quelle esposte al traffico veicolare e quelle che invece registrano i valori di fondo non ad immediato ridosso delle fonti puntuali di inquinamento. Due esempi particolarmente significativi di centraline di fondo sono quelle che abbiamo a Napoli, presso l’Osservatorio astronomico di Capodimonte e presso il Parco Virgiliano. Poi esistono centraline dedicate presso gli Stir, che sono impianti sensibili di trattamento dei rifiuti, le quali non rilevano l’aria ambiente dell’impianto ma quella circostante. Infine, ci sono le centraline affidateci da soggetti privati, come ad esempio quella della Tirreno Power. Si tratta di centraline aggiuntive rispetto alla rete di base, di cui curiamo la ricezione e la gestione del dato, che arricchiscono il nostro sistema di rilevamento.
Cosa succede, concretamente, quando registrate degli sforamenti?
In questo caso le Autorità locali, sulla base dei nostri dati, che vengono pubblicati prima grezzi e poi validati, sono tenute ad adottare i necessari provvedimenti.
L’Arpac però non controlla l’adozione dei provvedimenti.
No, le politiche attive sono di competenza degli Enti locali.
E se il Sindaco non fa niente?
Si assume delle responsabilità, anche penali.
Ma se nessuno se ne accorge?
Difficile, perché la pubblicità dei dati è molto forte. Una volta pubblicati, vengono consultati dai cittadini, dalle associazioni, dagli Enti locali. Quindi il dato ha una sua forza che innesca oggettivamente dei meccanismi di attenzione e di intervento.
Ad oggi qual è lo stato di salute complessivo della nostra aria?
Piuttosto problematico, anche se va detto che il meccanismo della qualità dell’aria è molto dinamico e registra continue variazioni settimanali e stagionali. Forse, in questo momento ci troviamo in un periodo più favorevole per via della transizione stagionale. Gli impianti di riscaldamento sono ovviamente spenti e vi sono fenomeni di rimescolamento meteoclimatico, ventosi e piovosi, che contribuiscono ad alleggerire la situazione. Quest’inverno, viceversa, si sono verificate in vari punti della Campania, che sono poi più o meno sempre gli stessi, ripetute criticità. Ad esempio ad Avellino e nel suo hinterland, a Benevento città e, soprattutto, nell’area nolana-acerrana. Qui i Comuni dove si registrano di solito i valori più alti di inquinamento atmosferico sono, come noto, San Vitaliano, Volla e Pomigliano d’Arco. Si conferma quindi un quadro di significative criticità, che peraltro rientra comunque nella media nazionale.