Alla fine, sembra che il candidato Sindaco di Napoli dell’alleanza giallo-rossa sarà Vincenzo De Luca. No, no. Ho sbagliato. Volevo dire Gaetano Manfredi. Chiedo scusa, ma l’errore è comprensibile. L’ex Rettore della Federico II ed ex Ministro dell’università, Manfredi appunto, è infatti il candidato di De Luca. E per come conosciamo i rapporti politico-personali che il Governatore intrattiene con i suoi favoriti, il candidato Sindaco de facto sarà proprio lui.
Nulla di male. De Luca ha vinto alla grande le regionali schierando una miriade di liste che hanno cannibalizzato il PD e ha già messo in campo una strategia analoga per le comunali. Se è lui a portare i voti, se è lui a coagulare il consenso dei grandi elettori, se è lui a garantire la necessaria collaborazione istituzionale fra Comune e Regione, perché mai dovrebbe accettare un candidato che non gli sia vicino? Soprattutto se fosse Fico. Il Presidente della Camera ha acquisito una statura politica e un consenso personale che ne farebbero un Sindaco difficilmente gestibile. Inoltre, è politicamente amico di De Magistris che probabilmente lo appoggerebbe, e questo per De Luca sarebbe insopportabile.
Manfredi invece, pur avendo fatto il Ministro, non gode di vera autonomia politica. Voti suoi non ne ha. Voti importanti, intendo. Aldilà di quelli del fratello, già deputato ed oggi consigliere regionale deluchiano, e di un po’ di professori universitari e di imprese. Da Sindaco, resterebbe quindi esposto alle pressioni di chi gli ha portato i voti, un po’ come se fosse Sindaco di Salerno. Il che non significa che non possa essere comunque un buon Sindaco. E’ un ingegnere di assoluto valore, un signore, una persona per bene. Come Ministro non sembra abbia realizzato chissà che e fare il Rettore è tutt’altra cosa, ma potrebbe sorprenderci.
D’altronde, saltato il patto PD/5Stelle su Roma, i pentastellati non possono pretendere la candidatura di un loro esponente a Napoli e accetteranno quella del PD. Ma il PD non c’è quasi più. Al suo posto c’è De Luca. Ergo Manfredi. Con buona pace degli altri tre candidati della sinistra in campo. Bassolino, D’Angelo e Clemente giocheranno la loro partita e siccome con ogni probabilità si andrà al ballottaggio, faranno pesare i loro voti al secondo turno. E non saranno pochi. Anzi saranno determinanti.