E’ stato appena pubblicato, sul sito del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, un interessante articolo a firma di Emma Lionetti e Lucio De Maio sui controlli “pre-stagionali sul mare campano” effettuati dall’Arpac. Lionetti e De Maio sono infatti tecnici dell’Unità Operativa Mare della nostra Agenzia ambientale ed hanno illustrato i risultati delle attività analitiche condotte sulle acque di balneazione nel mese di aprile.
Ma non si sono limitati a questo, sono anche entrati nel merito delle cause degli inquinamenti rilevati. Questo è un aspetto di particolare rilievo. Individuare le acque inquinate, procedere alle relative segnalazioni a chi di dovere e informare la cittadinanza è fondamentale. Ma se non si individuano le cause e non si interviene, le criticità si ripresentano e si entra in un malsano circolo vizioso.
Non a caso, i superamenti del limite per i parametri microbiologici rilevati ad aprile riguardano anche varie acque di balneazione già interdette: Minori (“Minori”), Pontecagnano Faiano (“La Picciola”), Salerno (“Est Fiume Irno”), Castellammare di Stabia (“Ex Cartiera”), Torre Annunziata (“Nord Foce Sarno”). Alle quali si sono aggiunte, con sorpresa dei tecnici, tratti di mare mai finora problematici: Marina Grande di Bacoli e Marina di Crapolla a Massa Lubrense. Per non parlare di Positano (tratto “Spiaggia Grande”), Furore (“Le Porpore”), Praiano (“Praiano”), Maiori (“Maiori 2”), Sapri (“Lungomare di Sapri”), Massa Lubrense (“Marina della Lobra”, “San Montano”), Sant’Agnello (“Punta San Francesco”), Ercolano (“La Favorita”).
Vediamo cosa succede in caso di superamento dei limiti. L’Agenzia lo comunica al Comune interessato affinché proceda al divieto alla balneazione. Quindi parte una procedura per individuare le probabili cause. Dopodiché le Amministrazioni dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) attuare misure per risolvere la situazione e poter revocare il divieto.
Ma quali sono queste benedette cause? Sempre le stesse da innumerevoli anni, motivo per il quale prima abbiamo usato il condizionale, e cioè: problemi infrastrutturali degli impianti o dei collettori fognari. Una rete mista (acque nere e acque grigie) che quando piove scarica a mare attraverso il “troppo pieno”. Un corso d’acqua inquinato. Un impianto che scarica in condotta sottomarina e non funziona bene. Una pompa di sollevamento che va in stallo. Una perdita nella rete fognaria, un’ostruzione, un tubo rotto a causa di una frana. Insomma, è una questione di manutenzione ordinaria e straordinaria dei sistemi fognari e depurativi, cui si aggiungono a volte carenze infrastrutturali vere e proprie e l’atavico problema degli scarichi abusivi. Tanto che ci stupisce l’assenza di criticità in provincia di Caserta, che presenta notoriamente un quadro di criticità ambientali importanti. Evidentemente gli interventi in corso sulla depurazione comprensoriale stanno dando i loro frutti.
In conclusione, vi ricordiamo che tutti i risultati delle analisi sono pubblicati sul Portale agenziale dedicato alla balneazione, sull’App “Arpac Balneazione”, e sul profilo Twitter di Arpac.