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Prove di ripresa per le tre Pompei

by Federico L. I. Federico
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Pompei

Possiamo affermare che in questo primo prolungato weekend di maggio le tre Pompei, quella archeologica, quella religiosa e quella laica e civile della Città viva, messe in fila una dopo l’altra per notorietà internazionale, hanno scaldato i motori, procedendo alle prove generali della normalità post-Covid che si spera non lontana e definitiva.

Lo hanno fatto ciascuna per proprio conto, in ordine sparso, come troppo spesso, anzi quasi sempre, è accaduto finora.

Ha cominciato la prima Pompei, quella archeologica, perché il Parco Archeologico di Pompei ha bruciato i tempi e ha riaperto le proprie porte al pubblico di visitatori e turisti già il 27 di aprile. Già nella prima giornata sono stati poco meno di quattrocento gli ingressi registrati, i primi da dopo la chiusura imposta lo scorso febbraio dal Governo nell’ambito delle misure di contrasto al Covid-19. Certo è un numero molto lontano da quelli cui ci ha da sempre abituati Pompei, ma che comunque è riuscito a segnare il ritorno ad una quasi normalità”. E quasi 400 persone, dunque, tra turisti, visitatori e abbonati hanno ripopolato, sia pure organizzati per turni, le strade di Pompei antica per il godimento di tutti, compresi sparuti gruppi di stranieri.

Sono numeri inferiori a quelli che si registravano durante la Seconda guerra mondiale – perché anche durante la guerra gli scavi furono visitati – ma la nostra, quella in corso contro il Coronavirus, è oggi una guerra planetaria.

Prima di chiudere però con la Pompei archeologica dobbiamo registrare il bel gesto del nuovo Direttore generale Gabrel Zuchtriegel che, infrangendo una regola non scritta ma distortamente consolidatasi dopo l’addio di Amedeo Maiuri, si è recato presso Il Comune di Pompei, in Palazzo De Fusco, per incontrarsi con il Sindaco di Pompei Carmine Lo Sapio. E’ un gesto, peraltro pienamente protocollare, che noi sottolineiamo senza riserve.

Per quanto riguarda la seconda Pompei, quella religiosa, essa – già dal primo giorno del triduo di venerdì, sabato e domenica che ha aperto il mese mariano – ha accolto varie centinaia di fedeli provenienti dall’hinterland vesuviano, ma anche dalla Campania interna, i quali si sono disciplinatamente posti in fila nel corridoio transennato e sorvegliato che disciplina l’accesso al Santuario Mariano. Dopo la visita al santuario e la partecipazione a qualche funzione religiosa, i fedeli convenuti a Pompei, da veri “turisti” della religione, hanno sciamato nella Piazza B. Longo e tra le strade centrali, affollando bar e pasticcerie, per la gioia di titolari e gestori di spazi all’aperto che si sono animati conferendo al centro città nuova la solita atmosfera vivace dei giorni festivi.

Terza per notorietà, ma anche in questa ripartenza post-Covid, stavolta è stata la città nuova, la Pompei viva, civile e laica. Essa ha riproposto la propria tendenza, ampiamente consolidatasi prima del Coronavirus, a popolarsi nelle ore pomeridiane e serali, con le aree esterne improvvisate e con i dehors organizzati pieni zeppi di avventori – soprattutto giovani – provenienti dai vari comuni limitrofi, densamente abitati e normalmente poco accoglienti nelle ore serali. Una maggiore presenza delle forze dell’ordine, in funzione di controllo, sarebbe però auspicabile per evitare eccessivi assembramenti che, oltretutto, fanno impazzire il traffico aggiungendo smog a Coronavirus.

Soltanto qualche giorno prima la Città era stata funestata dalla notizia della morte di una giovane ventiquattrenne, malintesa e mal riportata in un primo momento da una parte della stampa, che aveva pubblicato la notizia parlandone come di un efferato omicidio con più protagonisti. Si è trattato invece di un pietoso caso di suicidio, frutto perverso di un disagio psichico, ma anche sociale e generazionale, come ha avuto occasione di affermare il Vescovo di Pompei Tommaso Caputo, Prelato Pontificio. A questo punto, in vista dei grandi interventi urbanistici dell’EAV e di Trenitalia che coinvolgono l’intera Città nuova, ci sembra doveroso auspicare l’inverarsi di una feconda sinergia tra le tre Pompei. E noi lo facciamo.