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Rinascita di una sirena

by Piera De Prosperis
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Sirena

Sulla piattaforma twitch si è tenuto un intrigante incontro dal tema: La rinascita di una sirena, per un nuovo racconto di Napoli, a cura dell’associazione culturale interdisciplinare Altanur.

I partecipanti all’incontro, moderato da Myriam Gison della libreria La bottega delle parole, sono stati: Marino Maiorino, autore del romanzo I signori dei cavalli; Tiziana Verde, scrittrice; Carmela Seller, fondatrice dell’associazione Insolitaguida; Giuseppe Bonaguro, autore del progetto I Lazahars; Alexander Valentino, architetto e promotore di un progetto sul recupero delle acque sorgive di Napoli; Giuseppe Germano, professore all’Università Federico II che ha concluso con il testo di Pontano, Le nozze di Partenope e Sebeto.

Che cosa unisce e connette tematiche e progettualità tanto diverse e apparentemente distanti nel tempo e nella forma? Ovviamente Napoli, la sirena Partenope la cui rinascita culturale è quanto mai necessaria.

Si parte con un romanzo storico, quello di Maiorino, I signori dei cavalli. Un racconto teso ad interrompere la narrazione ufficiale di una città apatica e oziosa. Protagonista un napoletano simbolo di forza ed eroismo che, durante la guerra annibalica, tenta di impedire l’attracco delle navi puniche nel porto di Napoli. Con Bonaguro si cambia scenario, si entra nel fantasy. Un progetto grafico di grande suggestione che ha per protagonisti quattro adolescenti, sfaccettature dell’animo della città e dell’animo di ognuno di noi. La crescita della forza della città va all’unisono con la crescita umana dei giovani personaggi che cercano di salvare il loro universo e la loro anima da un mondo oscuro. Anche l’obiettivo futuro del progetto è ambizioso e visionario: un videogioco, un parco giochi… nella migliore tradizione smargiassa della città e dei suoi abitanti. All’archeologa Carmela Seller il compito di riportarci nel tessuto urbano. Le cinque donne, nucleo fondante dell’associazione Insolitaguida, hanno scelto di raccontare aspetti inediti, magici, occulti o semplicemente dimenticati della città di Partenope, come la ricerca della tomba della Sirena. Passeggiate narrate, arricchite dalle testimonianze degli abitanti dei quartieri visitati in una sorta di rapporto interattivo tra gente del luogo e turisti. Sul canale di Tiziana Verde, giornalista e scrittrice è possibile vedere/leggere video-poesie in cui la nostalgia per i luoghi della città ha una forza profonda. Altra visione della città ma non visionaria è quella dell’architetto Valentino che progetta il recupero delle falde acquifere della città per farle scorrere di nuovo in superficie ad alimentare fontane e irrigare parchi. E non parliamo solo dell’acqua sulfurea (“suffregna” o “Acqua delle sorgenti del Monte Echia”) della fonte di Santa Lucia di via Chiatamone che per secoli è stata bevuta fino agli anni ’70 circa, ma anche dell’acqua di Volla o del lago di Agnano. Con una connessione colta, il prof Germano ha ricordato che il toponimo Volla viene da Bulla che in latino vuol dire polla d’acqua per la presenza in zona della sorgente del Sebeto, incanalato e utilizzato per arricchire l’acquedotto cittadino. Questa storia vera passa nella letteratura umanistica con Pontano autore del poemetto Le nozze di Partenope e Sebeto, che celebra l’iniziativa regia. E’ questa l’epoca d’oro della cultura napoletana sotto i re aragonesi che si circondavano, da mecenati, delle migliori menti del tempo.

Cosa ci rimane di questo laboratorio? L’idea che la rinascita della città passa attraverso il suo immaginarla come aperta a nuove esperienze e possibilità. Non ripiegata su sé stessa a leccarsi le profonde ferite inferte da malaffare e camorra ma, forte della sua cultura, pronta ad aprirsi a nuove avventure. Visionarie? Certo ma chi avrebbe dato credito a Leonardo, il più grande visionario di tutti i tempi, ad esempio per le sue macchine volanti che sono state, invece, apripista per studi successivi?

La creatività come forza di progresso e di crescita non individuale ma collettiva perché la sirena Partenope, riesca questa volta ad ammaliare Ulisse non più legato all’albero della nave ma voluttuosamente desideroso del suo abbraccio.