E’ primavera, la stagione dei pollini. Anche se l’uso delle mascherine probabilmente ci aiuta, rimane comunque necessario controllare la situazione. Ossia monitorarne la diffusione, individuare le varie tipologie e informare in tempo reale i cittadini, in modo tale che i soggetti sensibili possano regolarsi di conseguenza. Lo fa l’Arpac, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Campania, attraverso il laboratorio di biomonitoraggio di Caserta. Dario Mirella è Direttore del Dipartimento e responsabile del laboratorio, Marta Bartiromo ne supervisiona la parte tecnica. In questo nostro colloquio useremo i nomi di battesimo, lavorano per noi alla fin fine.
Qual è la situazione generale?
Dario. L’andamento dei pollini è costante e segue le stagioni, ovviamente in primavera c’è un’esplosione del quantitativo e della diffusione. Le serie storiche di dati in nostro possesso confermano che la situazione grossomodo resta inalterata.
Marta. Dai recenti studi di confronto con gli anni precedenti è emerso una lieve variazione nella distribuzione dei pollini totali, probabilmente dovuto ai cambiamenti climatici in atto.
Che cos’è l’aerobiologia?
Marta. Una nuova scienza multidisciplinare che studia il bioaerosol, ossia la componente biologica presente a livello atmosferico. Non solo pollini quindi ma anche virus, batteri, frazioni di insetti e via dicendo. Monitorando la presenza di pollini e spore fungine aerodisperse, siamo di supporto sia ai medici allergologi che ai pazienti stessi che, consultando il nostro bollettino, possono sapere quando c’è il picco di fioritura e fare maggiore attenzione. Magari ricorrendo a terapie di supporto secondo le indicazioni del medico.
Esiste un nesso tra pollini ed inquinamento atmosferico?
Marta. L’incremento delle allergie soprattutto nei centri abitati conferma questo legame. Gli inquinanti atmosferici potenziano l’effetto allergizzante dei pollini, sia indirettamente, in quanto inalati insieme al bioaerosol sensibilizzano la mucosa nasale, che direttamente danneggiando gli stessi granuli pollinici, e favorendo la fuoriuscita degli allergeni contenuti all’interno dei granuli.
Dario. Tenga anche conto che, quando parliamo di inquinanti, parliamo anche di sostanze chimiche che grazie all’adesione ai pollini potrebbero andare molto più lontano ed essere più facilmente inalate.
Esiste anche un nesso tra pollini e cambiamenti climatici?
Dario. I pollini seguono la vegetazione tipica di una data area geografica. Tutto quello che modifica la vegetazione influenza necessariamente le tipologie di pollini che vengono emesse.
Marta. Abbiamo osservato che i cambiamenti climatici portano ad un leggero anticipo delle fioriture e ad una durata maggiore delle stagioni polliniche. E’ come se il picco di fioritura fosse un po’ più basso ma durasse di più. In questo modo potrebbero sovrapporsi stagioni polliniche prima ben separate. A lungo andare inoltre si potrebbe osservare un impatto sulla biodiversità delle specie vegetali nonché degli insetti determinando una riduzione dell’impollinazione entomofila ed una selezione delle piante ad impollinazione anemofila. Teniamo conto che i pollini responsabili di reazioni allergiche sono proprio quelli che viaggiano col vento.
E se dico Covid e pollini?
Marta. Esiste uno studio recente, curato dall’Università di Oslo, che evidenzia come l’aumento dei pollini possa aumentare la suscettibilità alle infezioni. Questo perché l’inalazione di polline insieme al virus ridurrebbe la risposta immunitaria a tutti i virus respiratori.
Dario. Potrebbe trattarsi di due meccanismi congiunti. Il polline potrebbe essere un veicolo permettendo al virus, una volta lasciato il droplet, di viaggiare più lontano. E poi i pollini determinano nei soggetti allergici una situazione infiammatoria sulla quale l’attacco del virus è sicuramente più efficace.
Sintetizzo così il vostro lavoro: raccolta dati, analisi, comunicazione. Partiamo della rete di monitoraggio.
Dario. In Campania abbiamo tre stazioni, a Napoli, Caserta e Benevento. Rappresentative di tre diverse realtà: costiera, dell’entroterra e montana, ossia delle tre tipologie di territorio presenti nella nostra regione. Funzionano così: campionano l’aria nel corso della settimana e i pollini restano fissati ad una striscia di nastro adesivo fissato su un tamburo mosso da un meccanismo ad orologeria. Gli addetti, ogni lunedì, prelevano il “tamburo” e lo sostituiscono con uno nuovo. Quindi i nastri arrivano in laboratorio, dove le operazioni di analisi devono durare non più di due giorni. Questo perché il martedì tutte le Agenzie pubblicano i loro bollettini.
Questo laboratorio è una vera eccellenza, l’unico in Italia accreditato per il biomonitoraggio. Come mai?
Marta. Perché si tratta di un procedimento complesso, relativo non solo alla rispondenza ai requisiti strutturali e di strumentazione, ma anche di bontà del dato.
Dario. Quando abbiamo accreditato il laboratorio quattro anni fa, l’Ente di certificazione ha avuto problemi a trovare un esperto per fare l’ispezione.
Come funziona?
Marta. Il “catturatore” ha un tamburo con nastro che ruota ad una determinata velocità oraria. Alla fine della settimana si preleva il tamburo, si misura la lunghezza del nastro e si sezionano i tratti corrispondenti alle singole giornate. Dopodiché si visualizza il polline con il microscopio ottico, un’osservazione molto poco automatizzata, e si calcola la quantità di pollini per metro cubo di aria procedendo all’attribuzione dei pollini alle varie famiglie.
Dario. Ogni granulo pollinico presenta caratteristiche in base alle quali viene assegnato ad una determinata tassonomia e nell’aria non viaggiano solo pollini, ma particelle di tutti i tipi che dobbiamo identificare e scartare dal conteggio. Un lavoro che richiede una notevole specializzazione e una grande pazienza.
A questo punto pubblicate i risultati sul sito dell’Arpac, con una specifica App e anche su Twitter.
Dario. Sul sito è possibile una visualizzazione semplificata, che utilizza un codice di colori di rapida interpretazione, dell’andamento e del carico pollinico previsto. Per un dettaglio maggiore basta aprire la pagina che contiene la speciazione dei pollini trovati. Spesso è proprio questa pagina che interessa di più, perché nella lista ognuno può controllare se è presente il polline specifico che gli crea problemi. La App non consente solo l’accesso in maniera semplificata tutte le informazioni, ma offre anche i link delle pagine di approfondimento. Su Twitter pubblichiamo tutti i dati e tutti gli approfondimenti delle note tecniche di riferimento. Anche la rappresentazione grafica del bollettino settimanale con le tendenze della settimana successiva. Infine, i dati sono inviati alla rete nazionale POLLnet.
Quali sono i programmi futuri?
Dario. Li elenco per titoli. Proseguire il lavoro con lo stesso piglio e puntualità di sempre. Montare una stazione di rilevamento anche a Salerno. Disporre di nuovo personale specializzato, oggi in laboratorio lavorano solo due tecnici. Promuovere la comunicazione e l’interazione con gli utenti.