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17 novembre, le diverse letture dello sciopero

by Pietro Spirito
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Come sempre accade dopo ogni sciopero, ed anche dopo ogni manifestazione, è innanzitutto guerra di cifre tra gli organizzatori e le fonti governative. Per CGIL e UIL è stato un successo al di là di ogni previsione, mentre per Matteo Salvini si è trattato solo della conferma di un approccio largamente minoritario: l’indirizzo del governo mantiene un saldo consenso anche tra i lavoratori.

Non poteva andare del resto diversamente, considerando le polemiche che avevano caratterizzato il percorso che ha condotto allo sciopero generale del 17 novembre. Tutto ha ruotato innanzitutto sulla stessa definizione di sciopero generale. Per il Vicepresidente del Consiglio, ed anche per la Commissione di vigilanza, non era possibile applicare tale classificazione in quanto erano escluse una serie di categorie del mondo del lavoro, legate essenzialmente al settore privato, che hanno scioperato su scala regionale.

La delibera della Commissione di vigilanza, che ha inquadrato alla fine lo sciopero come intersettoriale, ha consentito a Matteo Salvini di emanare legittimamente sul piano formale una delibera di precettazione nel settore dei trasporti, resa poi inutile dalla decisione dei sindacati di limitare in questo settore lo sciopero a quattro ore ed esentando il trasporto aereo, rispettando di fatto l’indirizzo della deliberazione del Ministro.

Resta il mistero eleusino sul fatto che la posizione interventista del governo si sia limitata al comparto della mobilità, non avendo espresso alcuna opinione sugli altri comparti del settore pubblico coinvolto dallo sciopero: pubblico impiego, scuola, sanità.

Appare davvero singolare questa asimmetria di comportamento, che costituisce peraltro un precedente utilizzabile in altre circostanze. Particolare rilievo assume il fatto che tale asimmetria nelle posizioni governative non sia stata oggetto di discussione pubblica. Nemmeno ha fatto clamore il silenzio del Ministro del lavoro, che nella tradizione storica era il soggetto primario di interlocuzione con le organizzazioni sindacali.

Lo sciopero proclamato da CGIL e UIL aveva già per la sua stessa natura una caratteristica politica, in quanto poneva al centro la critica radicale contro la legge di stabilità ora in discussione in Parlamento. La successiva polemica con Matteo Salvini ha fatto alzare ulteriormente la temperatura politica dello sciopero.

Nella giornata dello sciopero la più dura affermazione è venuta del segretario generale della UIL, Pierpaolo Bombassei, che ha parlato di “lotta contro il bullo istituzionale”, Matteo Salvini, che ha attaccato i diritti sindacali. Si è trattato di un inaccettabile attacco al diritto di sciopero, secondo Maurizio Landini, che ha affermato che il governo sta portando allo sbando il Paese.

I sindacati hanno detto che la battaglia contro la manovra del governo non si ferma qui, ma andrà avanti. Le forze politiche di opposizione hanno deciso di non essere presenti nelle piazze, per marcare le caratteristiche di autonomia della manifestazione sindacale, pur esprimendo sintonia con gli obiettivi di critica alla manovra di politica economica del Governo, in particolare sui temi delle pensioni e della sanità

Secondo le organizzazioni sindacali, le adesioni, nelle regioni dove scioperava anche il settore privato, hanno superato il 70%, mentre i rappresentati della maggioranza parlamentare hanno sottolineato la marginale partecipazione alle manifestazioni di piazza.

Vedremo nelle prossime settimane gli sviluppi. Un risultato è stato certamente raggiunto da Matteo Salvini. Le prossime proclamazioni di sciopero generale non prevederanno alcuna esenzione di categoria o nessuna geometria variabile tra settore pubblico e settore privato. Come spesso accade nella storia politica e sindacale, non è la singola battaglia che determina il risultato di un conflitto.